mercoledì 24 marzo 2010

Gheddafi

TRIPOLI - Con la benedizione personale di Saif Gheddafi, il figlio del colonnello destinato a seguirne l'impegno in politica, la Libia ha liberato 214 integralisti islamici, fra cui una trentina di terroristi legati ad Al Qaeda che avevano combattuto in Iraq e Afghanistan. Nel 2007 Saif el Islam aveva annunciato che la Fondazione Gheddafi di cui è responsabile aveva avviato un programma di rieducazione e recupero degli integralisti: il programma ha marciato con alti e bassi, con l'opposizione più o meno sotterranea di molti dei vecchi leader dell'apparato di sicurezza gheddafiano. Ma nelle ultime settimane Saif ha dato un colpo di acceleratore: tanto che ieri a Tripoli, nei saloni dell'hotel Rixos, il figlio del colonnello ha presentato alla stampa e agli ambasciatori anche tre ex capi del "Gruppo islamico dei combattenti libici", la sigla associata ad Al Qaeda che per anni ha creato problemi in patria al colonnello e ha esportato combattenti integralisti nel Maghreb ma soprattutto a Bagdad e Kabul.

Vestito con grande eleganza, una buona padronanza del podio e della platea, Saif ha presentato innanzitutto i tre uomini alla stampa: sono Abdelhakim Belhaj, l'emiro del gruppo, e i suoi vice Khaled Chrif, il capo militare, e Sami Saadi, l'ideologo. "Con la liberazione di questi dirigenti siamo arrivati al termine del nostro programma di dialogo e riconciliazione - ha detto - dall'inizio del nostro programma abbiamo rieducato 705 integralisti, ma altri 409 sono ancora in prigione, e di questi 232 verranno liberati molto presto".

Nel 2007 il Gruppo aveva proclamato non solo la sua adesione ad Al Qaeda ma anche l'intenzione di combattere fino alla fine per il rovesciamento del regime del colonnello Gheddafi. Durante i lunghi mesi trascorsi in carcere, l'emiro Belhaj ha rivisto le sue idee e scritto un libro per dare struttura al suo pentimento, un testo in cui rinuncia alla violenza e invita i giovani libici a trovare nel Corano ispirazione per la pace e l'armonia con la società in cui vivono.


L'annuncio della liberazione dei terroristi è stato dato in diretta tv ma soprattutto davanti agli ambasciatori stranieri a Tripoli. In prima fila, oltre all'inviato italiano Giuseppe Trupiano, a quelli francese, austriaca, canadese o britannico, c'era anche Gene Cretz, il piccolo e attivissimo ambasciatore americano. Saif el Islam gli si è rivolto direttamente, "in passato abbiamo avuto grandi problemi, ma adesso il popolo libico e quello americano possono marciare insieme". E' una dichiarazione impegnativa per il delfino di Gheddafi che nella complicata struttura politica libica sta ancora lottando per trovare quel posto di erede che il padre gli assegnerà se sarà in grado di costruirselo.

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