mercoledì 31 marzo 2010

Bersani PD fallito

La linea politica di Bersani è fallita, l'ossessione delle alleanze ci porta al disastro. La prossima volta che facciamo, chiamiamo al tavolo anche Beppe Grillo?". Alza il tiro Dario Franceschini, si prende una rivincita sul congresso e attacca: "Mi girano le p... se il segretario dice che prima di lui il Pd era morto. I dati sono chiarissimi: il Pd è sotto il risultato delle Europee". Cioè, quello conquistato da lui. "Per di più con un partito unito, compatto. Figurarsi: ho persino digerito la candidatura sbagliata della Bonino", si sfoga il capogruppo. "Irrilevante al Nord, cancellato al Sud. E la strategia dell'intesa con l'Udc miseramente naufragata. Casini governa con il Pdl in Campania, Lazio e Calabria. Quando mai farà un patto con noi a livello nazionale?", sono i sassolini che si tolgono dalla scarpa i veltroniani interpretando il pensiero del primo segretario democratico. Paolo Gentiloni profetizza: "Faremo la fine del Pci. Per sempre all'opposizione, confinati nelle regioni rosse".

È partita la caccia a Pierluigi Bersani. Nessuno ne chiederà la testa. Pretenderanno il resto del corpo. Anche il dna. Linea politica, quella delle alleanze a tutto campo, da azzerare, ritorno sostanziale alla vocazione maggioritaria, ricambio della classe dirigente. Questi i paletti. Un commissariamento in piena regola. Inaccettabile per un leader pienamente legittimato dalle primarie.

Si riapre una stagione dei veleni nel Partito democratico. La resa dei conti, lo scontro permanente, le lotte personali. Bersani l'ha messa nel conto. A questa sollevazione immanente si deve una conferenza stampa di commento al voto tutta giocata in difesa, nel rifiuto del termine sconfitta, nella spiegazione articolata dei dati per dimostrare la tenuta. "Uno show imbarazzante", dicono gli avversari interni. Non ha voluto lasciare spiragli all'opposizione interna, il segretario. L'ha affrontata nella riunione notturna del coordinamento, l'organismo in cui siedono Veltroni, D'Alema, Fassino, Marini, Fioroni. Bersani, secondo gli oppositori, dovrebbe oggi far camminare sulle sue gambe la strategia degli sfidanti al congresso. "Ma il congresso l'abbiamo vinto noi. Franceschini e Veltroni per tre anni stanno in minoranza", dice battagliero il dalemiano Matteo Orfini. "Se il Pd non lo fa Bersani, lo farà qualcun altro", avverte però Giorgio Tonini. Lo strumento della Fondazione Democratica, che sta per nascere sotto l'imprimatur di Veltroni, può allargare il suo campo d'azione ancora prima del parto, diventare l'alter-ego del partito, incalzarlo, pungerlo, richiamarlo continuamente alle origini del discorso del Lingotto, frenarlo nella ricerca di intese fuori e dentro il Parlamento come vorrebbe Bersani.

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