mercoledì 31 marzo 2010

Tariffe, da aprile gas +3,6%

Le bollette elettriche diminuiranno di nuovo, mentre quelle del gas ancora una volta faranno registrare un consistente aumento. Nel consueto aggiornamento trimestrale, l'Autorità dell'energia ha stabilito che dal primo aprile la luce costerà il 3,1% in meno con un calo della spesa media delle famiglie di circa 13 euro su base annua, mentre il prezzo del gas salirà del 3,6%, con un aggravio di 34 euro. A conti fatti ci sarà un maggiore esborso di 21 euro. L'Autorità ha calcolato inoltre che la spesa totale per elettricità e gas di una famiglia tipo resta comunque inferiore del 4% rispetto ad aprile 2009, con un risparmio di 59 euro l'anno.

Sull'aumento dei prezzi del gas, osserva l'Autorità, pesano non solo le quotazioni internazionali dei prodotti petroliferi ma soprattutto "le costose asimmetrie ancora evidenti rispetto al settore elettrico", visto che "i mercati internazionale e nazionale del gas sono ancora caratterizzati da livelli insoddisfacenti di concorrenza ed efficienza". Per evitare conseguenze ancora più sfavorevoli nei prossimi mesi invernali, quando aumenteranno nuovamente i consumi, il presidente dell'organismo Alessandro Ortis propone quindi una "revisione dei meccanismi di aggiornamento dei prezzi" con l'obiettivo di "trasferire tempestivamente ai clienti finali gli effetti positivi dei cambiamenti che stanno emergendo".

Per quanto riguarda l'elettricità, invece, Ortis afferma: "Registriamo con soddisfazione un ulteriore beneficio per famiglie e piccole imprese; gli effetti positivi della crescente concorrenza hanno consentito di contrastare efficacemente anche gli aumenti dei prezzi petroliferi, ai quali resta comunque ancora molto esposto il sistema energetico italiano. Il prezzo dell'energia elettrica segna un -3,1% mentre dall'inizio dell'anno, il prezzo del petrolio ha registrato un ulterioreaumentodel 6,1% in euro".

il libero mercato conviene

MILANO - Una coppia di pensionati con dotazioni standard di elettrodomestici spende 231 euro all'anno ma potrebbe risparmiarne 30. Una famiglia media con 3-4 persone, a casa solo la sera o nel weekend, spende 543 euro annui ma potrebbe arrivare a risparmiarne anche 100. Il libero mercato dell'elettricità conviene. A dimostrarlo sono i dati forniti in esclusiva dall'associazione Altroconsumo, nell'ambito della campagna Controcorrente. Secondo i calcoli, scegliere un fornitore di energia passando al mercato libero, porterebbe a un risparmio sulla bolletta superiore al 10%.

A dimostrarlo è un calcolatore raffinato che combina reddito, nucleo familiare, e abitudini di consumo e, dall'intreccio delle risposte, fornisce a ogni utente un profilo di consumatore. A questo, corrisponderà un'azienda fornitrice di elettricità. Quasi sempre la più economica.

Uno strumento che non richiede conteggi faticosi o violazioni della privacy. Si tratta piuttosto di rispondere a un questionario base. Un modo, questo, utile a quanti vogliano passare dal regime "tutelato" dall'Autorità garante dell'energia elettrica e del gas a un regime di libero mercato. Dal primo aprile, infatti, il 95 percento degli italiani pagherà 21 euro in più all'anno per gas e elettricità. E dal 1 luglio 2010, quel 95 per cento della popolazione, rischierà di ricadere nella così detta "fascia bioraria": il prezzo dell'elettricità non sarà più indipendente dal momento in cui avvengono i consumi (come accade oggi con la tariffa monoraria), ma cambierà a seconda dei giorni e degli orari. Un prezzo più alto nella fascia di punta: dalle 8 alle 19, dal lunedì al venerdì. Un prezzo più basso nelle fascia agevolata. La tariffa bioraria scatterà per 24 milioni di italiani che non hanno scelto, dal 2007 a oggi, un nuovo fornitore di elettricità sul mercato libero. Per i primi 18 mesi la differenza di prezzo tra le fasce di picco e quelle agevolate sarà minima, per dare tempo agli utenti di calibrare i propri consumi. Dopo poco però, la differenza di prezzo nelle varie ore sarà incisiva.

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Fmi, buona la risposta italiana

Economia
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Il bilancio nel documento finale degli ispettori di Washington
"Sarà essenziale mantenere la disciplina sui conti pubblici"

Fmi, buona la risposta italiana
"Ma la ripresa è fragile e modesta"


ROMA - Il Fondo monetario internazionale promuove il governo italiano: "Con le sue politiche ha dato la giusta risposta alla crisi, resistendo alle pressioni per ampie misure di stimolo della spesa pubblica, contenendo il deficit pubblico e prendendo pronte misure per stendere una rete di sicurezza sul sistema finanziario". E' quanto emerge dal documento finale scaturito dalla missione annuale degli ispettori di Washington in Italia, presentato dalla squadra del Fmi alla presenza del ministro dell'Economia, Giulio Tremonti e dei vertici del Ministero di via XX Settembre. Nel quale, tuttavia, si sottolinea anche che la ripresa è "modesta e fragile": basata sulla domanda esterna, "è in atto", ma sarà "essenziale" mantenere la disciplina sui conti pubblici, "ridurre il fardello del debito pubblico e attuare le riforme strutturali mirate ad aumentare il potenziale di crescita dell'economia italiana".

Secondo il Fondo monetario il deficit pubblico italiano per l'anno in corso dovrebbe presentarsi in termini "largamente simili" al risultato del 2009 quando ha toccato il 5,25% del pil soprattutto a causa di fattori ciclici.
Nel 2010 le entrate fiscali dovrebbero probabilmente calare, come riflesso della natura temporanea di alcuni ampi capitoli d'entrata registrati nel 2009. Le spese in conto capitale dovrebbero anch'esse calare mentre il dispiegarsi delle misure di stimolo introdotte nel 2009 dovrebbe essere parzialmente compensato da modesti incrementi nei trasferimenti alle famiglie, ai salari pubblici e spesa sanitaria.

Quanto alle intenzioni del governo italiano di ridurre gradualmente il deficit al di sotto della soglia del 3% del pil entro il 2012, il giudizio delle autorità di Washington è sostanzialmente positivo pur avvertendo che il processo di risanamento di bilancio progettato è basato sull'ipotesi ottimistica di una ripresa forte e sostenuta, sulla piena attuazione dei piani di risanamento precedentemente annunciati e su misure aggiuntive che devono ancora essere annunciate.

Ostaggi in colombia

I guerriglieri delle Farc hanno rilasciato un ostaggio dopo 12 anni di prigionia: il sergente Pablo Emilio Moncayo, uno degli ostaggi che era da più tempo nelle mani dei ribelli delle Forze Armate Rivoluzionarie, è tornato in libertà grazie a un'operazione umanitaria che aveva già permesso domenica la consegna anche del soldato Jose Daniel Calvo. I due sono gli ultimi ostaggi che la guerriglia libererà unilateralmente perchè d'ora in avanti -ha fatto sapere in un comunicato- accetterà solo scambi con guerriglieri detenuti.
Moncayo è stato consegnato a un team della Croce Rossa nella selva di Caqueta, nel sud della Colombia; e poi trasportato a bordo di un elicottero militare brasiliano nella città di Florencia, quasi 400 chilometri a sud della capitale Bogotà. Sorridente e in buone condizioni fisiche, il sergente -che aveva 19 anni e svolgeva il servizio militare quando fu catturato nel 1997 dai guerriglieri- ha riabbracciato sulla pista dell'aeroporto la famiglia (tra cui una sorella di 5 anni che neanche conosceva perchè nata durante la sua prigionia).

Il padre, il professor Gustavo Moncayo, noto come il "camminatore della pace", ha percorso a piedi più di 3.000 chilometri e attraversato 14 Paesi per richiamare l'attenzione sul dramma dei sequestri in Colombia. A chi gli ha chiesto un giudizio sulle Farc, Moncayo ha risposto in maniera molto diplomatica: "Quello che posso dire sulle Farc non cambierà la storia della Colombia", ha detto, aggiungendo che la guerriglia è "una realtà" che non si può ignorare "nonostante qualcuno si impegni a farlo".

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Attacco suicida in Daghestan

Duplice attentato nel Daghestan, una delle repubbliche del Caucaso del Nord. Due esplosioni nella città di Kizlyar hanno lasciato sul terreno undici morti e decine di feriti. Fra le vittime anche il capo della polizia locale, il colonnello Vitali Vedernikov. L'attacco segue di soli due giorni il sanguinoso attentato nella metropolitana di Mosca nel quale hanno perso la vita 39 persone. "Ci sono sette funzionari di polizia tra gli uccisi", ha spiegato una fonte della polizia. "Il numero dei feriti - ha continuato - potrebbe raggiungere le decine. Sono stati trasportati in diversi ospedali".

Le esplosioni sono state due e sono avvenute a circa trecento metri di distanza dall'edificio della polizia locale e dell'Fsb, i servizi segreti russi. Secondo quanto ha riferito il ministro degli interni russo Rashid Nurgalev, la prima ha avuto luogo alle 8:42 locali. Un'automobile Niva ha violato un posto di blocco ed è esplosa mentre una pattuglia della polizia stradale si avvicinava. Nella deflagrazione sono rimasti uccisi due poliziotti e una donna che viveva vicino al luogo dell'esplosione. Altri due sono rimasti feriti. Circa quindici minuti dopo, quando sul luogo erano arrivati gli investigatori e si era assiepata una folla di curiosi, un kamikaze vestito da poliziotto si è fatto esplodere in mezzo alla gente uccidendo altri cinque funzionari di polizia, compreso il capo della polizia del distretto di kizliar Vitali Vedernikov, secondo quanto ha riferito il ministero degli interni daghestano.

Secondo quanto ha riferito il ministro degli interni russo rashid nurgalev, chi ha voluto questi attentati puntava a colpire sia obiettivi civili, tra cui una scuola, sia obiettivi della polizia e della sicurezza. "E' necessario - ha spiegato il ministro - analizzare dove era diretto di carico di morte. C'è una scuola, la polizia cittadina, gli uffici del servizio di sicurezza federale Fsb".

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Due milioni in fuga dal Pd

ROMA - La Lega che raddoppia i consensi, il Pdl che ne perde un milione. E il Pd lascia per strada 2 milioni di voti, mentre l'Italia dei valori moltiplica i suoi per quattro. Con un forte mutamento nei rapporti di forza all'interno delle coalizioni di centrodestra e centrosinistra. Sono questi i dati shock usciti dalle urne delle regionali di domenica e lunedì rielaborati dall'Istituto Cattaneo di Bologna.

Partendo dalla maggioranza di governo, rispetto alle regionali del 2005 la Lega è passata da 1 milione 380 mila voti a 2 milioni e 750 mila. Dati da brivido: in Veneto i consensi leghisti sono schizzati del 134%, in Piemonte dell'83% e in Lombardia del 61%. E se si considera che il Pdl di voti ne ha persi un milione e 69 mila, si capisce la portata delle regionali all'interno del centrodestra: nel 2005 i consensi di Forza Italia e An erano 5,1 volte superiori rispetto a quelli dei leghisti. Oggi il rapporto con il Pdl è sceso a 2,2, con il partito di Umberto Bossi che porta il 31% dei voti della maggioranza di governo. L'unica attenuante per il partito del predellino arriva dal Lazio, dove ha perso 600 mila preferenze. Nel 2005 An e Fi solo a Roma e provincia ne avevano incassate 610 mila, risultato in questa tornata impossibile vista l'esclusione della lista pidiellina.

Un simile cambiamento di pesi si è verificato nel centrosinistra, dove il Pd ha perso 2 milioni di voti rispetto a quanto raccolto nel 2005 da Ds e Margherita, mentre l'Idv ha quadruplicato i consensi (+1 milione e 227 mila voti). E così il rapporto Pd-Idv muta radicalmente. Se cinque anni fa i voti di Di Pietro erano 23 volte inferiori a quelli del Pd, oggi lo sono solo 3,7 volte.


Sale, anzi decolla, il MoVimento 5 stelle di Beppe Grillo: ha raccolto 390 mila consensi nelle 5 regioni in cui si è presentato e se in Emilia Romagna è arrivato al 6%, in Piemonte il suo 3,7% è stato determinante per la sconfitta di Mercedes Bresso, battuta dal leghista Cota di 0,42 punti. Altro grande vincitore è l'astensionismo: con un italiano su tre assente dalle urne, ha fatto segnare il record nella storia della Repubblica. Tuttavia l'effetto punizione per il governo dato dall'astensionismo di massa, in questi giorni ribattezzato "effetto Sarkozy", non ha colpito. Tre i fattori dello scampato pericolo individuati nello studio dell'Istituto Cattaneo: l'assenza talk show ha evitato il dibattito sulla crisi; le amministrative sono arrivate nella prima metà della legislatura; la Lega è riuscita a mobilitare il suo popolo.

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Brunetta

Non arriva in laguna l'onda leghista che ha travolto il Nord. Giorgio Orsoni, candidato del centrosinistra, diventa sindaco di Venezia al primo turno, battendo con nove punti di vantaggio il ministro della pubblica amministrazione Renato Brunetta, candidato del centrodestra. Un risultato a sorpresa. "Una sorpresa amara", commenta sfiduciato il ministro, che alla vigilia si era detto "sicuro di vincere", e che ora polemizza con il Carroccio per non averlo sostenuto e indica nel calo di voti della Lega a Venezia rispetto al Veneto una della cause della sua sconfitta (anche se i dati sui risultati di Lega e Pdl nei due voti - regionale e comunale - non sembrano dargli ragione, ndr).

"Abbiamo lavorato seriamente, proposto un programma credibile, e la città ci ha dato fiducia", dice invece Orsoni, che guida una coalizione molto vasta che va dall'Udc a Rifondazione. "Un risultato abbastanza straordinario visto l'andazzo generale e le difficoltà del centrosinistra nel paese", afferma il sindaco uscente Massimo Cacciari, che aveva scelto personalmente Orsoni per la sua successione, ed era stato il più convinto sostenitore della necessità di un'alleanza "strategica" con l'Udc.

Orsoni, un cattolico senza tessere di partito, è infatti, per sua stessa definizione, "un moderato". Portato al dialogo e alla riflessione pacata. Uno che non alza mai la voce. E proprio la sua tranquillità, la sua campagna elettorale che è sembrata persino sottotono tanto è stata sobria, ha prevalso, nella scelta degli elettori, rispetto alla campagna arrembante del ministro "fantuttone", fatta di proclami roboanti e di mirabolanti promesse. Ma la città, che aveva già bocciato Brunetta dieci anni fa, quando si era candidato a sindaco contro Paolo Costa, non ha gradito. Come non ha digerito il doppio incarico di ministro e di sindaco che Brunetta aveva annunciato di voler mantenere in caso di vittoria.

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Chi c'e'?

Dal Piemonte alla Calabria è un lungo elenco di promossi eccellenti e altrettanto eccellenti bocciati. Conquistano una poltrona da consigliere regionale astrofisici di fama internazionale come Margherita Hack e figli d'arte come Renzo Bossi, ma restano senza neanche uno strapuntino critici mediatici come Vittorio Sgarbi.

Partendo dal Nord non sono poche le sorprese nel Piemonte, dove ha vinto di misura la Lega di Roberto Cota. Nel nuovo consiglio regionale non entra una nutrita pattuglia di ex uomini della Bresso dal vicepresidente Paolo Peveraro al responsabile della cultura Gianni Oliva. Fuori anche gli ex assessori Daniele Borioli, Luigi Sergio Ricca e Andrea Bairati. Silurato un "veterano" come l'ex assessore dc Giampiero Leo, passato da anni al fronte del centrodestra.
In Lombardia il nome più celebre tra le new entry è quello di Renzo Bossi che da "trota" è stato promosso consigliere al Pirellone. Carriera lampo anche per Nicole Minetti, l'ormai celebre igienista dentale, miracolata da un incontro con Silvio Berlusconi al San Raffaele. Tra gli eletti l'uscente Giancarlo Abelli, marito di Rosanna Gariboldi, finita in carcere nell'ambito dell'inchiesta Santa Giulia. Nel Veneto delle venti poltrone finite alla Lega il bocciato più conosciuto è l'esponente verde Gianfranco Bettin. In Liguria il bocciato più importante è il segretario cittadino del Pdl Gianfranco Gadolla, un imprenditore fratello del primo rapito delle Br.

Nella Toscana che ha eletto presidente l'assessore alla Sanità Enrico Rossi due esclusioni importanti nel campo del centrosinistra: il presidente del Consiglio comunale di Firenze Eugenio Giani e il segretario metropolitano del Pd Simone Naldoni. Anche in
Emilia Romagna si segnalano due "silurati" di peso: il vicesindaco della giunta Delbono Claudio Merighi e il giornalista, ex Radio Belva, Gustavo Selva. Il tornado Polverini, l'unica candidata che "polverizza" gli avversari, rivoluzionerà il consiglio regionale del Lazio. Lunga la lista degli uscenti rimandati alle loro antiche occupazioni con un grave problema per il bilancio della "Pisana" che dovrà rivedere il budget per le liquidazioni. Tra i nomi nuovi quelli di Isabella Rauti, moglie del sindaco Alemanno ma come afferma lei stessa "innanzitutto figlia d'arte", e dell'astrofisica Margherita Hack. ll record delle preferenze va a Mario Brozzi, ex medico della Roma. Entrano in consiglio anche l'ex presidente Francesco Storace e il figlio dello "squalo" Vittorio Sbardella, Pietro, eletto nell'Udc. Il bocciato più famoso è Vittorio Sgarbi, lo stesso che si era detto certo di raccogliere il 12 per cento dei voti. In Umbria ce la fa la transfuga Paola Binetti, passata in un amen dal Pd a Casini. Nelle Marche, dove ha vinto il centrosinistra, si affacciano anche due consiglieri leghisti Enzo Marangoni e Roberto Zaffini, detto Zaffo

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Prodi nubifragio

"E' stata dura". Un nubifragio. Poi l'arcobaleno. Bologna accoglie così il ritorno di Romano Prodi. Professore, si sente Noè, votato ancora a salvare l'arca del centrosinistra? "Per l'amor di Dio. Sono arrivato che pioveva da matti. La mia esperienza politica è finita. Servono giovani. Ho 71 anni e ogni tanto rischiano di farmi sentire un ragazzo. Io al massimo ho cercato di dare una mano, mica sono quello che se ne va sull'Aventino. Certo è stata dura e adesso c'è tanto lavoro da fare".

Non si riferisce alle durezze del cielo l'ex premier che due volte su due ha sconfitto Berlusconi alle urne. Guarda alle difficoltà terrene del centrosinistra, persino nella "sua" Emilia-Romagna, sempre meno rossa, meno di altre in Italia. Il Professore venerdì ha voluto chiudere la campagna elettorale a fianco di Vasco Errani, il governatore confermato per la terza volta, pur perdendo oltre il 10 per cento e che è riuscito a trascinare in Consiglio regionale un listino composto - escluso il bersaniano segretario del Pd - da funzionari di un centrosinistra sognato e ancor più pesantemente segnato. Quando a Bologna tutti gli uomini di partito sono stati bocciati. Ed è stata amarissima la festa di piazza di ieri sera con un pugno di fedelissimi travolti da un diluvio. Proprio mentre Prodi tornava in città dopo due giorni di vacanza a Roma con moglie, quattro nipoti, due figli, due nuore, una in attesa del Prodino n.5.

Turista non per caso, via da tutto, attento a tutto. Preoccupatissimo per le regioni del Nord più vicino al resto d'Europa andate in blocco al centrodestra. Fino all'ultimo Prodi ha sperato in Mercedes Bresso. E nel miracolo Emma Bonino "che ha fatto tutto quel che poteva" in una Roma, in un Lazio in cui la Chiesa ha inciso fino all'ultimo. Il Professore non vuole fare dichiarazioni, teme che "qualsiasi cosa" alimenti tensioni.


Sarà, come sempre, al fianco dell'amato Pierluigi Bersani. Rifiuta il ruolo che in strada continuano a chiudergli di presentarsi come il solito salvatore. Pensa a come muoversi, parteciperà con qualche uscita ponderata alla riflessione del Pd. "I partiti sono essenziali ma lo è anche il loro rinnovamento" è la sua linea. La preoccupazione è che il confronto continui tutto interno, senza coinvolgere un'opinione pubblica "che rifiuta sempre più i giochi chiusi dei partiti". "Anche se tirare sassi contro i partiti è diventato un esercizio largamente condiviso, non ho mai visto funzionare una democrazia senza un ruolo forte e attivo dei partiti politici".

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La partita da giocare

L'effetto simbolico del Lazio e del Piemonte che cambiano di segno politico fa pendere la bilancia elettorale dalla parte di Silvio Berlusconi, che era entrato indebolito nella cabina elettorale e ne è uscito rafforzato: tutto il resto è chiacchiera. In gran parte, il Cavaliere gode per la vittoria altrui a cui ha pagato un prezzo, consegnando alla Lega le chiavi di due grandi regioni settentrionali e dunque il governo diretto del territorio, con il passaggio dalla Padania immaginaria all'Italia reale. Ma intanto Bossi con la sua vittoria personale consegna tutto il Nord al Cavaliere, ad eccezione della Liguria, e dunque consente all'impero berlusconiano di allargarsi da est a ovest, senza veder mai tramontare il sole della destra.

Un'alleanza a ruoli invertiti nel Nord, con Bossi che diventa nei fatti il Lord Protettore di un berlusconismo declinante nella sua parabola, ma ancora capace di costruire vittorie. E un'alleanza sotterranea ma evidente a Roma con la Chiesa, che ha trasformato il Lazio in un totem, abbracciando il Gran Pagano pur di sconfiggere Emma Bonino, con i vescovi che scendono in campo nel 2010 italiano non per difendere un valore ma per dare un'indicazione esplicita di voto, come una qualsiasi lobby secolare, mondana e ultraterrena.

Al centro di questo sistema, un Cavaliere invecchiato e forse stanco, ipnotizzato dai suoi stessi malefici dopo un anno di scandali e rincorse giudiziarie, assorbito da sé oltre la normale patologia, circondato dai falsi movimenti di generali e colonnelli che preparano esplicitamente il dopo senza averne il talento e il coraggio. Un leader incapace da un anno di produrre alcunché - salvo le leggi ad personam per sfuggire ai suoi giudici - né politica né amministrazione, cioè governo. E tuttavia resta una differenza notevole, fortissima, tra il Berlusconi Premier e il Berlusconi campaigner, tra l'uomo di governo e la macchina elettorale. Quella macchina ancora una volta ha funzionato, tra vittimismi, accuse, attacchi, promesse, denunce, spostando a Roma i voti dalla lista Pdl che non c'era alla Polverini, come un alchimista. E anche questa è politica, quando riesce a convincere il Paese, e a riacchiapparlo nelle urne dopo averlo in parte perduto.


L'indebolimento a cui stiamo assistendo da un anno, dunque, non è tanto della leadership che ha una sua forza materiale e sta in qualche modo nella pancia del Paese, in un rapporto tra leader e popolo fatto di protezione reciproca, con il Capo che comanda ma chiede aiuto, quando ne ha bisogno perché si sente assediato dai disastri autofabbricati. L'indebolimento è della proposta politica e della sua capacità di guida, con il nucleo fondante di Forza Italia che ricorda la vecchia Dc declinante, negli anni in cui doveva cedere quote sempre più rilevanti di potere agli alleati con la convinzione di poter conservare il comando. Soltanto che qui la parabola non è ideologica ma biologica, nel senso che la politica e le sue scelte sono una variabile della biografia del leader, non dei valori di un partito o dei bisogni del Paese.

Sei regioni a destra, di cui quattro riconquistate, il segno del comando sul Nord, sono la cifra del successo di Berlusconi. Sotto questo risultato si allarga però la realtà di un declino che ha portato il Pdl al 26,7 per cento contro il 32,3 delle europee del 2009, il 33,3 delle politiche 2008 e il 31,4 delle regionali 2005, dove l'esito fu disastroso. E' la crepa che abbiamo segnalato un anno fa, alle elezioni europee, quando il Cavaliere ruzzolò dieci punti sotto le previsioni trionfalistiche della vigilia, grazie ai suoi scandali personali, quindi politici. Quella crepa dunque lavora, dopo un anno passato dal Premier ad inseguire un guaio dietro l'altro, con abusi di potere, forzature e prepotenze. Anzi, la crepa si allarga, tanto che senza l'energia politica - ma privata - della Lega, la consunzione di Berlusconi sarebbe evidente a tutti.

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Bersani PD fallito

La linea politica di Bersani è fallita, l'ossessione delle alleanze ci porta al disastro. La prossima volta che facciamo, chiamiamo al tavolo anche Beppe Grillo?". Alza il tiro Dario Franceschini, si prende una rivincita sul congresso e attacca: "Mi girano le p... se il segretario dice che prima di lui il Pd era morto. I dati sono chiarissimi: il Pd è sotto il risultato delle Europee". Cioè, quello conquistato da lui. "Per di più con un partito unito, compatto. Figurarsi: ho persino digerito la candidatura sbagliata della Bonino", si sfoga il capogruppo. "Irrilevante al Nord, cancellato al Sud. E la strategia dell'intesa con l'Udc miseramente naufragata. Casini governa con il Pdl in Campania, Lazio e Calabria. Quando mai farà un patto con noi a livello nazionale?", sono i sassolini che si tolgono dalla scarpa i veltroniani interpretando il pensiero del primo segretario democratico. Paolo Gentiloni profetizza: "Faremo la fine del Pci. Per sempre all'opposizione, confinati nelle regioni rosse".

È partita la caccia a Pierluigi Bersani. Nessuno ne chiederà la testa. Pretenderanno il resto del corpo. Anche il dna. Linea politica, quella delle alleanze a tutto campo, da azzerare, ritorno sostanziale alla vocazione maggioritaria, ricambio della classe dirigente. Questi i paletti. Un commissariamento in piena regola. Inaccettabile per un leader pienamente legittimato dalle primarie.

Si riapre una stagione dei veleni nel Partito democratico. La resa dei conti, lo scontro permanente, le lotte personali. Bersani l'ha messa nel conto. A questa sollevazione immanente si deve una conferenza stampa di commento al voto tutta giocata in difesa, nel rifiuto del termine sconfitta, nella spiegazione articolata dei dati per dimostrare la tenuta. "Uno show imbarazzante", dicono gli avversari interni. Non ha voluto lasciare spiragli all'opposizione interna, il segretario. L'ha affrontata nella riunione notturna del coordinamento, l'organismo in cui siedono Veltroni, D'Alema, Fassino, Marini, Fioroni. Bersani, secondo gli oppositori, dovrebbe oggi far camminare sulle sue gambe la strategia degli sfidanti al congresso. "Ma il congresso l'abbiamo vinto noi. Franceschini e Veltroni per tre anni stanno in minoranza", dice battagliero il dalemiano Matteo Orfini. "Se il Pd non lo fa Bersani, lo farà qualcun altro", avverte però Giorgio Tonini. Lo strumento della Fondazione Democratica, che sta per nascere sotto l'imprimatur di Veltroni, può allargare il suo campo d'azione ancora prima del parto, diventare l'alter-ego del partito, incalzarlo, pungerlo, richiamarlo continuamente alle origini del discorso del Lingotto, frenarlo nella ricerca di intese fuori e dentro il Parlamento come vorrebbe Bersani.

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Fini patto a 3

Un patto a tre sulle riforme. Sottoscritto da Berlusconi, Fini e Bossi per riempire di senso gli ultimi tre anni di legislatura e "tagliare l'erba sotto ai piedi all'antipolitica". È quello su cui sta riflettendo il presidente della Camera, consapevole che "le Regionali restituiscono forza al Cavaliere e il governo non solo non ne esce ammaccato, ma ottiene dei risultati migliori dell'opposizione".

Giornata intensa quella di Fini, passata a ricevere deputati e collaboratori per un'analisi del voto, per capire ora quali strade si possano aprire per le riforme, per ricalibrare il rapporto con Silvio Berlusconi, finora burrascoso. Se il buon giorno si vede dal mattino, la telefonata che c'è stata tra i due - definita da entrambi "molto cordiale" - lascia intendere che la guerra sia alle spalle. Berlusconi alla cornetta è tornato a sfogarsi per la vittoria di Nichi Vendola: "Se solo mi avessero dato ascolto, la Puglia non l'avremmo persa". Ma per Fini sarebbe sbagliato "gettare la croce solo su Raffaele Fitto, considerato che quattro quinti del partito erano contro l'accordo con la Poli Bortone, compreso Alfredo Mantovano". I due leader del Pdl si salutano, con la promessa di vedersi di persona dopo Pasqua.

Fini nella riunione con i suoi torna poi ad analizzare cosa è successo domenica e lunedì. Parla di un risultato "al di là delle previsioni". Alcune cose, spiega, erano "totalmente imprevedibili", come il successo di Cota, "dovuto ai voti sottratti alla Bresso dai grillini: un po' come mandare una palla in buca dopo sei carambole". Anche sulla vittoria di Renata Polverini, confidano i "finiani", ci si sperava "più per ostinazione che con raziocinio". Questo perché "la lista del Pdl non c'era e la Bonino era più conosciuta. Ma il voto delle province è andato sopra ogni aspettativa. Il Vaticano è stato influente, certo, ma soprattutto ha pesato quel voto popolare che, nel Lazio, una volta era andreottiano". Bene, adesso la prospettiva. "Nessuno - ammette il presidente della Camera con i suoi fedelissimi - sa cosa accadrà, ci muoviamo tutti a tentoni. Berlusconi è più forte, il governo è più forte, ma il rapporto con la Lega dovrà essere ricalibrato sulle richieste di Bossi". E se qualcuno tra i "suoi" già si prepara all'offensiva contro il Carroccio, il presidente della Camera invita alla calma: "Bossi è saggio, lo so per esperienza. È interessato a fare le riforme e quindi ha bisogno di stabilità. Bossi è tutt'altro che un Rodomonte. Anzi, punta al federalismo fiscale e ha bisogno dell'ultimo anello, quello dei decreti attuativi". Fini ieri ha parlato anche con il leader lumbard e il ministro delle riforme gli ha chiesto una mano per spingere Berlusconi sul "sentiero delle riforme". "Io per parte mia non mi sottraggo, sarebbe una cosa folle".


Semmai il presidente della Camera vigilerà affinché Berlusconi rispetti le sue stesse promesse e "non si fermi soltanto alla riforma della giustizia". Quanto al presidenzialismo, nessun tabù. "Io vado a vedere", ha annunciato Fini ai suoi, ricordando che il prossimo 8 aprile la Fondazione Farefuturo organizzerà un convegno proprio sul modello francese: "Non ho nulla di cui pentirmi, anzi sono le circostanze che vengono sul mio terreno". Il presidenzialismo insomma Fini non lo rinnega ma "bisogna capire bene chi è il sarto che cuce l'abito presidenziale, con quale stoffa". C'è infatti "il modello austriaco, in cui il presidente non conta; quello francese, dove nomina il primo ministro e di fatto dirige il governo; quello americano, che è sotto gli occhi di tutti. Insomma, non è una scatola di pomodori, non basta l'etichetta, bisogna vedere cosa c'è dentro".

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Berlusconi - giustizia

"Il voto ha premiato il mio governo, adesso farò le riforme". Il giorno dopo il verdetto delle Regionali trasformate in referendum vittorioso sulla sua persona, Berlusconi fissa la road map per i prossimi tre anni, fondata su una alleanza sempre più ferrea con Bossi. La giornata del Cavaliere comincia con una telefonata al nuovo sindaco di Montenero di Bisaccia che ha conquistato al centrodestra il Comune di nascita del nemico Antonio Di Pietro, prosegue con un caffè con la nuova presidente del Lazio Polverini che gli rende omaggio a Palazzo Grazioli. E ringrazia "anche Fini". Quindi il bilancio del voto (un risultato che spiana la strada dei prossimi tre anni), che definisce "il miglior riconoscimento per l'attività svolta dal governo, per le prospettive di stabilità del sistema politico e per la possibilità di realizzare, nella seconda parte della legislatura, le riforme per l'ammodernamento e lo sviluppo del Paese".

Dopo aver ricordato che "gli elettori moderati si sono riconfermati maggioranza anche nel Lazio nonostante sia stata impedita la presentazione del simbolo del Pdl", ecco il timbro - se mai ce ne fosse stato bisogno - sul patto di ferro con Bossi. "L'alleanza del Pdl con la Lega si conferma una robusta forza di cambiamento nelle Regioni più importanti, garanzia del rinnovamento e della modernizzazione del Paese".

Berlusconi non rinuncia poi al suo ruolo preferito di "vittima" dell'"odio comunista" e ringrazia "di cuore tutti gli elettori che ci hanno sostenuto con la loro fiducia e con il loro voto nonostante la terribile campagna di calunnie e di diffamazioni che ci è stata scagliata contro negli ultimi due mesi". Infine lo slogan di questa campagna elettorale che, a dispetto delle ironie, è piaciuto a moltitudini di popolo: "Ancora una volta l'amore ha vinto sull'invidia e sull'odio. Grazie a tutti". Sia la nota di Berlusconi che le dichiarazioni di Bossi, Calderoli e Maroni assicurano che la sintonia è assoluta, ma già sulla sostituzione di Zaia al ministero dell'Agricoltura, con il conseguente rimpasto di governo, si vedrà se tutto filerà liscio.

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giovedì 25 marzo 2010

Giselle

Passerella bye bye. Gisele Bündchen si ritira. L’ultima regina delle top model, la strepitosa brasiliana che eravamo abituati a vedere sulle pedane più prestigiose del globo - non ultima quella piccante della lingerie Victoria’s Secret’s -, la donna che è stata su settemila copertine nel mondo (solo Lady Diana ha fatto di più) esce di scena. «Per i defilè sono ormai in pensione», ha annunciato durante un evento pubblicitario a San Paolo dove era invitata in qualità di testimonial per una marca di prodotti per capelli. Accanto a lei il figlioletto Benjamin, nato lo scorso dicembre dal suo matrimonio con Tom Brady, la star del football americano.
L’altra sera, per dare un ultimo contentino ai fotografi presenti che erano rimasti basiti dalla notizia, la modella ha accettato di fare un’ultima esibizione sfilando sotto i riflettori. Passo felino, anche ondeggianti che seguivano il ritmo dei lunghi e biondissimi capelli al vento che le adolescenti di tutto il mondo le invidiano. Stop. Finito.

Le giovani
Chi la sostituirà? Quali sono le giovani promesse in ascesa in odore di successo? Nessuna. Con l’addio della top brasileira si chiude definitivamente il periodo d’oro delle indossatrici-attrici-protagoniste. Il cerchio delle Schiffer, delle Naomi e delle Linda Evangelista era rimasto ancora aperto grazie a Kate Moss e a Gisele, last-entry nella rosa delle super model. Ma aveva le ore contate. I tempi nella moda sono cambiati, da svariate stagioni. Gli stilisti preferiscono arruolare belle ragazze che sappiano interpretare l’abito senza cannibalizzarlo con la loro personalità e notorietà. Non fanno capricci e costano meno, un dettaglio fondamentale in epoca di crisi, dove le muse a cui ispirarsi non sono più le mannequin, ma le «it girl», le rampolle dell’alta società internazionale (Pixie Geldoff, Charlotte Casiraghi, le figlie di Mike Jagger...).
Che Gisele fosse stufa e volesse dedicarsi alla famiglia si sapeva da tempo. Sempre più rare le sue comparizioni in pedana (giusto qualche strappo alla regola per gli amici Stefano Gabbana e Domenico Dolce. Come ormai poche erano le campagne pubblicitarie (Intimissimi la scorsa estate è una delle più recenti).
Gisele detestava l’inquinamento milanese «Amo la città, ma è invivibile. Tutte le volte che arrivavo per le sfilate mi scoppiava un’allergia, il naso diventava una gigante bolla. Forse ci sono troppe macchine, troppi veleni nell’aria».

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Mina

ROMA - "Il rapporto di mia madre col passato è pessimo, tende a buttare via tutto. Una volta incise Michelle dei Beatles, arrivò un telegramma di Paul McCartney che si congratulava con lei dicendole che era la più bella versione che avesse mai sentito. Lei lo lesse e disse 'che carino', poi lo buttò nel cestino": così Massimiliano Pani racconta a Repubblica la mamma Mina, che oggi compie 70 anni. "

Tende a guardare avanti e butta via tutto - aggiunge Massimiliano, che collabora anche artisticamente con la madre -. lo fa con i premi o con le memorabilia. Mi ricordo che la nonna aveva conservato il famoso vestito con cui cantò a Sanremo Le mille bolle blu. Appena ha potuto ha buttato via anche quello. Non ci tiene ai feticci anche perché è una che non ama prendersi sul serio".

Il compleanno di Mina resta pero' un vero e proprio evento e la diva della canzone italiana sta ricevendo auguri da tutto il mondo, compresi i colleghi d'Oltreoceano Liza Minnelli, Quincy Jones e Barbra Streisand. Per festeggiare la signora Mazzini è in corso una mobilitazione generale. Dalla tv alla musica, dai siti alle radio, è tutto un omaggio alla Tigre di Cremona. Intanto, pare che Jennifer Lopez voglia inserire nel suo prossimo cd, Love, una cover del brano 'Carne viva', scritta da Cristiano Malgioglio per l'album 'Mina Facile', uscito in ottobre.

Si va dallo speciale in tv di Paolo Limiti (lunedì 29 marzo alle 21.10 su Raidue), al volume Mina70 dedicatole dai fan, alla riedizione in vinile degli album pubblicati dal 1994 al 2009, mentre il 14 maggio esce un suo nuovo album con brani inediti. Per festeggiarla le Teche Rai hanno creato un inedito album fotografico sull' homepage (www.teche.rai.it), con le immagini realizzate dai fotografi Rai dell'epoca dietro le quinte e negli studi e nei camerini di Teatro 10, Milleluci, Studio Uno, Sabato sera, Hai visto mai?, Doppia coppia e Senza rete. Sarà dedicata ai 70 anni di Mina anche la puntata di domani di Radio anch'Io (Radiouno alle 9:00).


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Isola dei famosi

Colpo di scena all'Isola dei Famosi. Federico Mastrostefano ha lasciato la fidanzata Pamela in diretta dicendole "Non ti amo più". Eliminata Claudia Galanti. New entry di Domenico Nesci, star di alcuni reality di Mtv. Si torna sul 'caso Busi' la Ventura prega la Rai di farlo tornare. Gaffe di Monica Setta: "Busi fu accusato di atti osceni in luogo pubblico, poi prosciolto". In realtà era "pubblicazione oscena" per il libro "Sodomie in corpo 11".

Foto LaPresse

Dunque il furioso litigio tra l'ex tronista di "Uomini e donne" Mastrostefano e la compagna Pamela Compagnucci ha tenuto banco all'Isola dei Famosi. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato il filmato, mostrato durante la trasmissione, in cui Aura massaggiava sensuale Federico. Ecco che Pamela ha ricordato al fidanzato di non aver mai creduto all'amicizia tra uomo e donna e che se accettava così le avance di Aura evidentemente c'è anche dell'altro. Poi il battibecco tra Pamela e Aura e infine il colpo di scena: "Il problema è che non ti amo più", dice Federico. Così si è assistito in diretta alla fine di una storia d'amore passionale ma anche tormentata, che ha portato l'ex tronista anche a rinunciare agli amici. A quel punto l'ex fidanzata ha urlato: "Mi fai schifo. Sei un affamato di popolarità", e l'ultima profezia: "Non ti fare illusioni, perché tanto là dentro non te se fila nessuno quando esci".

C'è stato anche il capitolo 'sesso' sull'Isola. Nessun flirt - per adesso - e Sandra Milo in una frase ha evidenziato il termometro della situazione: "Un'isola così bella e nessuno che pensa a fare all'amore". Poi non poteva mancare il 'caso Busi' con la Ventura che ha detto la sua ancora una volta: "La censura non serve a nulla. Lotterò fino alla morte perché Busi e gli altri possano dire in televisione quello che pensano. Lo voglio riportare all'Isola, ha tanto da insegnare. Spero che questa dirigenza possa essere illuminata, mi auguro di cuore che torni. Nonostante le pressioni e la censura la Rai è una grande azienda, è la Rai". E' stato anche mostrato il confessionale inedito di Aldo Busi: "Io ero alla ricerca di maestri, questi ragazzi no, non possono trovare nulla. Non vogliono ascoltare. Non ho lasciato una cosa a metà solo perché me ne sono andato prima: la parabola era compiuta. E’ giusto che gli italiani vedano la differenza dell'Isola con Busi e dell'Isola senza".

Poi il dibattito con Monica Setta che ha ricordato il "processo per atti osceni in luogo pubblico" dello scrittore e poi prosciolto. In realtà, dopo che Busi ha chiamato la redazione del programma, si è scoperto che il processo era stato fatto per "pubblicazione oscena" del libro "Sodomie in corpo 11".

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Fiducia Imprese

E' rimasta sostanzialmente stabile, a marzo, la fiducia delle imprese manifatturiere. Lo rileva l'Isae nella consueta inchiesta mensile. L'indice si e' attestato a 84,1 da 83,8 dello scorso mese. Sostanzialmente stabili sono tutte e tre le serie componenti l'indicatore, con il livello ordini che si conferma su livelli modesti, quello delle scorte stazionario al di sotto dei valori considerati normali e quello delle attese di produzione sui massimi dal maggio 2008. Le prospettive economiche restano anch'esse stabili rispetto al mese precedente; qualche segno di recupero emerge invece dalle aspettative sull'occupazione. Segnali favorevoli giungono anche dalle domande trimestrali sull'attivita' di esportazione, con il giudizio che recupera lievemente e le previsioni sull'andamento del fatturato dell'export che migliorano nettamente. L'Isae fornisce i dati anche sulle imprese del commercio (nel mese di marzo fiducia in rialzo da 105,2 a 108,7), su quelle delle costruzioni (a febbraio in crescita da 81,1 a 82,1, al massimo da ottobre 2008) e sulla fiducia nei servizi di mercato (a marzo discesa -4 da 4 di febbraio). (ANSA).

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Vendite alimentari

A gennaio 2010, sulla base degli elementi finora disponibili, l’indice destagionalizzato del valore del totale delle vendite al dettaglio ha registrato un calo dello 0,5% rispetto al dicembre 2009. Rispetto ad un anno fa l’indice grezzo ha registrato una flessione del 2,6%. Lo rende noto l’Istat in un comunicato.

In particolare rispetto a gennaio 2009 vi è stata una flessione del 3,3% per le vendite di prodotti alimentari e un calo del 2,3% per quelle di prodotti non alimentari, mentre su base mesile, rispetto a dicembre 2009, il calo è stato del 1% per le vendite alimentari (il dato peggiore da aprile 2007) e dello 0,3% per i prodotti non alimentari.

Il calo su base annuale del 2,6%, rispetto al mese di gennaio 2009, sul totale delle vendite è dovuto alla sintesi tra il calo del 3,1% per le vendite della grande distribuzione e del 2,2% per le vendite delle attività su piccola superficie.

Per quanto riguarda le vendite di prodotti non alimentari, a gennaio 2010 tutti i gruppi di prodotti hanno registrato variazioni tendenziali negative. Le flessioni più marcate hanno
riguardato i gruppi "Dotazioni per l’informatica, le telecomunicazioni e la telefonia" e "Prodotti farmaceutici" (rispettivamente -4,3% e -4,2%). Le diminuzioni più contenute hanno riguardato i gruppi "Foto-ottica e pellicole" e "Giochi, giocattoli, sport e campeggio".

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Grecia in crisi

BRUXELLES - Non proprio un gran successo di pubblico per il presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, intervenuto giovedì mattina al Parlamento europeo convocato in sessione plenaria a poche ore dal vertice dei capi di Stato e di governo della Ue chiamati a prendere una difficile decisione sull'emergenza Grecia. Ad ascoltarlo in aula solo una quindicina di eurodeputati, sugli oltre 700 parlamentari eletti lo scorso mese di giugno. Palpabile l'imbarazzo del presidente dell'Europarlamento, Jerzy Buzek, e dello staff parlamentare quando il numero uno della Bce ha iniziato a parlare davanti ad un'aula praticamente vuota. Nonostante anche la replica di Trichet sia avvenuta davanti a non più di una ventina di eurodeputati, il numero uno della Banca centrale si è detto molto soddisfatto sul dibattito parlamentare odierno sugli sviluppi della crisi. «Sono colpito dagli interventi ascoltati, ricchi e interessanti, e con tante proposte di cui la Bce farà tesoro», ha detto. Finita l'audizione di Trichet - con la partecipazione del commissario Ue agli Affari economici e monetari, Olli Rehn - l'aula della plenaria si è improvvisamente riempita per i lavori e le votazioni di ordinaria amministrazione. Nel suo intervento, Trichet ha ribadito l'importanza e la necessità di «un'azione determinata ed efficace per garantire la stabilità della zona euro». In generale, il presidente della Bce ha spiegato che «la ripresa è in corso ma la crisi non è finita», ribadendo come «La finanza deve tornare ad essere collegata all'economia reale».

L'ECONOMIA DI ATENE - Quanto alla Grecia, Trichet le viene incontro e fa sapere che la Bce accetterà anche dopo il 2010 collaterali con rating 'BBB-' in cambio dei prestiti. Parlando a Bruxelles, il numero uno della Banca centrale spiega anche che l'attuale livello dei tassi europei è appropriato. Dall'inizio del 2011 la Bce introdurrà un programma di sconto graduale dei titoli con valutazioni basse. Si tratta di una misura - ha spiegato il presidente della Bce - che continuerà a «proteggere adeguatamente il sistema della zona euro». La Bce - ha detto Trichet - «manterrà la soglia minima nel regime del collaterale al livello BBB- oltre la fine del 2010».


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Svizzera

La Svizzera è pronta a rivedere le restrizioni sui visti delle quasi 200 personalità libiche non ammesse su territorio elvetico. Un passo in avanti mediato dall’Unione Europa. L’Alto Rappresentante della Politica Estera Europea Cathrine Ashton ha incontrato a Bruxelles il Ministro degli Esteri svizzero Micheline Calmy-Rey.

La disputa tra Berna e Tripoli, nata in seguito all’arresto del figlio di Gheddafi in Svizzera nel luglio 2008, aveva ormai superato il livello di guardia: blocco dei visti per la Libia di tutti i cittadini dello spazio Shengen, embargo da parte di Tripoli sui prodotti elvetici.

Con la decisione appena presa Berna spera di ottenere prima di tutto il rilascio di Max Goeldi, cittadino svizzero tutt’ora detenuto in Libia e vittima della guerra fatta di ritorsioni tra i due Paesi.

Tra gli impegni presi dalla Svizzera per porre fine alla crisi c‘è anche l’apertura di un’inchiesta indipendente sull’arresto di Hannibal Gheddafi e delle moglie in un albergo di Ginevra. La polizia era intervenuta a seguito delle denuncie di alcuni inservienti che lamentavano maltrattamenti da parte del figlio del Colonnello Muammar Gheddafi.


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Rete Saudita

Le autorità saudite hanno oggi annunciato di aver inferto un duro colpo ad al Qaida nella penisola arabica, con una massiccia operazione antiterrorismo che ha portato al sequestro di ingenti quantitativi di armi ed esplosivi, e soprattutto all’arresto di 113 militanti che «progettavano imminenti attacchi» nel regno, in particolare alle installazioni petrolifere.

Si tratta di una delle più importanti retate degli ultimi anni contro l’organizzazione di Osama bin Laden in Arabia Saudita, e secondo Riad ha di fatto smantellato una rete ben articolata, che si era installata in particolare nel profondo Sud del Paese, nella regione di Jazan, a ridosso del confine con lo Yemen. E 52 degli arrestati, hanno affermato fonti del ministero degli Interni, sono infatti yemeniti, mentre degli altri, 58 sono sauditi, uno è somalo, uno del Bangladesh e uno dell’Eritrea. Tra di essi operavano cellule indipendenti e ignare l’una dell’altra, formate da sei elementi ciascuna, ovvero 11 sauditi e uno yemenita, ha detto il portavoce del ministero degli interni all’emittente Tv panaraba al Arabiya, il colonnello Mansour al Turki, precisando che queste erano destinate a compiere attacchi suicidi.

L’operazione, che non è stato precisato quando è stata condotta, fa seguito ad un’altra retata che lo scorso agosto aveva portato all’arresto di 44 estremisti islamici che progettavano attentati in Arabia Saudita e che sono stati descritti come «le menti di al Qaida» nel regno, perchè in gran parte laureati, titolari di dottorati, tecnici delle telecomunicazioni. La reazione di al Qaida non si fece attendere. Pochi giorni dopo, il viceministro degli Interni saudita, responsabile dell’antiterrorismo del regno, principe Mohammed bin Nayef, è scampato con pochi graffi ad un attentato compiuto da un terrorista suicida, che apparentemente aveva la carica esplosiva nascosta nel colon.

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Medio oriente

WASHINGTON (Reuters) - Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha oggi concluso la sua visita negli Stati Uniti, dichiarandosi soddisfatto per i progressi raggiunti con la Casa Bianca sulle nuove costruzioni israeliane nella zona occupata di Gerusalemme est.

"Pensiamo di aver trovato un'ottima soluzione che permetta agli americani di portare avanti il processo di pace pur preservando i nostri interessi nazionali", ha detto Netanyahu prima di imbarcarsi sull'aereo per ritornare in Israele.

I rappresentanti americani e israeliani ieri si sono confrontati a lungo per definire un pacchetto di misure che possano portare alla conciliazione, persuadendo i palestinesi a tornare al tavolo delle trattative,

Fonti israeliane hanno detto che Netanyahu non definirà nessuna misura politica prima di averla presentata al suo gabinetto. Il primo ministro guida una coalizione di governo dominata da partiti favorevoli alla colonizzazione.

Nir Hefez, portavoce di Netanyahu, ha detto che sette ministri israeliani incontreranno il premier questa sera per discutere il pacchetto di misure che dovrebbe alimentare la fiducia e il dialogo.

I palestinesi hanno chiesto un congelamento completo di tutti gli insediamenti a Gerusalemme est e nel resto della Cisgiordania, territori conquistati da Israele nella guerra del 1967.

"Il presidente ha chiesto al primo ministro di lavorare per creare un clima di fiducia per i prossimi negoziati verso una pace completa", ha detto ai giornalisti il portavoce della Casa Bianca Robert Gibbs, aggiungendo che ci sono "punti d'accordo e punti di disaccordo".


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Santoro

«Neanche per organizzare la diretta da Belgrado ai tempi dei bombardamenti in Serbia, abbiamo lavorato così tanto», dice Sandro Ruotolo, inseparabile collega di Michele Santoro, mentre tecnici e fonici fanno gli straordinari per allestire lo show. Stasera sarà tutto pronto. Michele Santoro salirà alle 21 sul palco del PalaDozza per condurre «Raiperunanotte»: serata-evento in diretta radio, web e (qualche) tv, organizzata dalla Fnsi in difesa della libertà di informazione, dopo la decisione della Rai di stoppare i talk-show politici, da Annozero in giù, in vista delle Regionali.

Tutti esauriti i 5.700 tagliandi distribuiti al pubblico al prezzo «politico» di 2,5 euro: i cancelli apriranno alle 19.30. Per chi è senza biglietto, è stato allestito un maxischermo in Piazza Azzarita (un altro, più piccolo, al pub Mutenye di via del Pratello). Si annunciano numeri da grande occasione. Tanto che Santoro rivela di aver superato quota 50 mila sottoscrizioni: sufficienti a coprire le spese dell’evento, il cui costo complessivo si aggira attorno ai 130 mila euro. «Sono felice e vi abbraccio tutti! — scrive sul web il conduttore, ieri in città per curare gli ultimi dettagli — Da questo momento vi chiedo di non versare più denaro riservandolo per le prossime iniziative. Continuate invece a organizzare punti d’ascolto collettivi piccoli o grandi, ovunque sia possibile».

In Piazza Azzarita, davanti al maxischermo, l’anteprima della serata sarà animata dal popolo viola di Bologna che dalle 18.30 gestirà lo spazio «Nessun bavaglio», dedicato alle notizie nascoste. Perché Bologna? «Perché qui c’è un pubblico che ci segue sempre», risponde Ruotolo. Che poi lancia un messaggio ai politici di ogni schieramento: «Cari politici, stasera non venite. Questa è una manifestazione voluta dal pubblico e fatta per il pubblico. Rimanete pure a casa». Qualcuno però (in platea) ci sarà, come Maurizio Cevenini del Pd.

Veniamo agli ospiti che affiancheranno Santoro, Travaglio e il vignettista Vauro. All’ultimo minuto si è aggiunto Gad Lerner: «Bisogna che la protesta resti agli atti, per questo ci sarò anch’io». E poi, Roberto Benigni (in video), Antonio Cornacchione, Teresa De Sio, Gillo Dorfles, Elio e le Storie Tese, Emilio Fede, Giovanni Floris, Milena Gabanelli, Riccardo Iacona, Giulia Innocenzi, Gad Lerner, Daniele Luttazzi, Trio Medusa, Mario Monicelli, Morgan, Nicola Piovani, Norma Rangeri, Barbara Serra e Antonello Venditti. Assente Adriano Celentano, ci sarà sua moglie Claudia Mori, e Santoro non esclude altre « sorprese». La puntata sarà visibile sul sito www.raiperunanotte.it. In televisione, dall’Emilia-Romagna, su Current Tv, Sky Tg 24, Rai News 24, È Tv-Rete 7, YouDem Tv, RedTv, Trc Modena, Telereggio, Libera 924 Sky

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Obama

Gli allegati alla riforma dovranno essere approvati di nuovo (AGI/REUTERS) - Washington, 25 mar. - Gli allegati alla legge di riforma della sanita' statunitense dovranno essere approvati di nuovo dalla Camera dei Rappresentanti, perche' i repubblicani hanno scovato due imperfezioni procedurali che rendono necessario un nuovo voto.
I repubblicani hanno impegnato il Senato Usa in una difficile maratona notturna per fermare il pacchetto o comunque forzare i democratici a prendere una posizione politicamente difficile prima delle elezioni parlamentari di novembre. E i repubblicani, ha spiegato Jim Manley, portavoce del leader della maggioranza Democratica al Senato, Harry Reid, sono riuscita a trovare un'irregolarita' nel passaggio dedicato alla riorganizzazione del programma dei prestiti agli studenti.
Il ritorno alla Camera dei Rappresentanti potrebbe costituire un altro passaggio difficile per i Democratici che, donenica notte, sono riusciti di stretta misura a far approvare la storica riforma della sanita', fortemente voluta dall'amministazione Obama. "Siamo fiduciosi di farcela con queste modifiche secondarie", ha comunque anticipato Kate Cyrul, portavoce di Tom Harkin, il presidente Democratico della Commissione Sanita' del Senato. (AGI) .

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Vaticano

Le norme della Chiesa non hanno "mai proibito la denuncia degli abusi sui minori alle autorità giudiziarie". La Santa Sede affida a padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa vaticana, una replica allo 'scoop' del New York Times, che oggi chiama in causa il Pontefice su un caso di pedofilia negli Stati Uniti: gli abusi sessuali di padre Lawrence Murphy, il sacerdote dell'arcidiocesi di Milwaukee, su bambini sordi secondo il quotidiano sarebbero stati occultati dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, diretta dall'allora cardinale Joseph Ratzinger.

"Il tragico caso di padre Lawrence Murphy, sacerdote dell'arcidiocesi di Milwaukee -
dice padre Lombardi in una nota che riferisce dell'intera dichiarazione fornita al New York Times - ha coinvolto vittime particolarmente vulnerabili che hanno sofferto terribilmente per quello che lui ha fatto. Abusando sessualmente di bambini che erano menomati nell'udito, padre Murphy ha violato la legge e, cosa ancora piu' importante, la sacra fiducia che le vittime avevano riposto in lui".

"Durante gli anni '70 - spiega ancora il portavoce vaticano - alcune delle vittime di padre Murphy hanno riferito i suoi abusi alle autorità civili, che investigarono su di lui a quel
tempo; comunque, secondo le notizie riportate, quell'indagine fu lasciata cadere".

"La Congregazione per la Dottrina della Fede - aggiunge padre Lombardi - non fu informata dei fatti fino a venti anni dopo".

Le precarie condizioni di salute di padre Murphy e la mancanza di nuove, piu' recenti, accuse nei suoi confronti sono stati due fattori determinanti nella decisione di
non punire il prete americano accusato di avere abusato di circa 200 bambini ciechi di una scuola del Wisconsin, ha aggiunto padre Lombardi. Quest'ultimo ha spiegato al quotidiano Usa che Murphy ha certamente abusato di bambini "particolarmente vulnerabili" ed ha violato la legge: si è trattato di "un caso tragico", ha insistito, precisando che ne' il Codice di Diritto Canonico né le norme in vigore al Vaticano all'epoca dei fatti, nel 1962, hanno mai proibito ai rappresentanti della Chiesa di denunciare gli abusi alle autorità civili. Padre Lombardi, aggiunge il New York Times, non ha precisato perché ciò non sia poi accaduto. "Il diritto canonico non prevede punizioni automatiche", ha commentato.

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mercoledì 24 marzo 2010

Mazzarri

CASTELVOLTURNO (CE), 24 marzo 2010 - "Dirò ai miei giocatori una cosa semplice: di non fidarsi della Juventus". Walter Mazzarri è pronto. E' in clima partita. Anche perché il Napoli ha l'assoluta necessità di vincere in vista dell'assalto decisivo all'Europa: "Sì, ma stiamo attenti".

IL VALORE — Non è pretattica, quella del tecnico azzurro. Più che altro, buonsenso: "Il valore dei giocatori bianconeri è tale che se sbagliamo qualcosa può accadere di tutto: voglio 95 minuti di intensità, non bisogna pensare a una Juve in calo. A Genova è stata condannata da un episodio nel finale". Il fascino della gara, però, è unico: "Abbiamo già vinto all'andata e dal punto di vista emotivo è una cosa importante, ma comunque la partita regala stimoli da sè: per un allenatore è bello vivere un'atmosfera del genere".

IL SOGNO — La spinta dei 55.000 del San Paolo sarà fondamentale. Anche perché in ballo ci sono l'aggancio in classifica e un testa a testa dal sapore europeo. Magari di Champions: "Non abbiamo un obiettivo preciso, ma è ovvio che proveremo a dare il massimo fino alla fine per conquistare il massimo e far sognare i nostri tifosi - continua Mazzarri -. Si gioca sempre per vincere, ma è inutile parlare: bisogna impegnarsi e sperare che la ruota giri". La formazione? "L'esperimento di Lavezzi punta centrale è andato bene a Milano e potrebbe essere ripetuto. Il resto, invece, dipende anche un po' dall'avversario".


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berlusconi pericoloso

ROMA - Berlusconi ''e' al tramonto'' ma proprio per questo ''e' pericoloso'' per i meccanismi democratici del Paese. Lo ha detto il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, nel corso di un'iniziativa sulla liberta' di informazione. Rispondendo ad una domanda su come opporsi al governo, se in modo piu' frontale o in modo piu' moderato, Bersani ha replicato: ''Bisogna fronteggiare Berlusconi prendendolo in obliquo. Non lo si puo' ignorare ma nemmeno rispecchiarlo''. ''Berlusconi - ha aggiunto - e' al tramonto e in questo tramonto, quanto breve non so, e' pericoloso. Questo tramonto - ha insistito - e' pieno di insidie per lo spirito civico e democratico, per le cattive abitudini che il Paese puo' prendere''. ''Noi non dobbiamo ragionare - ha aggiunto il segretario del Pd - come chi aspetta l'ora X dello scoppio della bolla, ma dobbiamo lavorare insieme in modo combattivo, con una prospettiva di futuro. Noi - ha concluso - non possiamo piu' dividerci tra viola, verdi, rossi e blu''.

PREMIER ZITTISCE REALTA' SOCIALE: La chiusura dei programmi di approfondimento giornalistico sulla Rai sono un modo con cui il premier ''zittisce la realta' sociale prima ancora della politica'' che poi viene raccontata con telegiornali che egli stesso riesce a manipolare. ''Il meccanismo e' semplice - ha dettoBersani - azzittire la voce del sociale, prima che la politica, e poi occupare i Tg con telefonate, con incursioni a gamba tesa di Berlusconi, e modificando l'impalcatura della informazione''. ''Quello di zittire - ha proseguito - le trasmissioni di approfondimento ha colpito la sensibilita', non solo dei cittadini del centrosinistra, ma di un'area piu' vasta. Ma io vedo anche quello che e' rimasto, con la comunicazione che avviene forzando i meccanismi''. ''Tutto questo e' una vergogna - ha detto ancora - il nostro e' l'unico paese occidentale in cui la tv pubblica zittisce la realta' sociale. Questo e' uno dei motivi per cui Berlusconi non puo' essere il futuro di un paese moderno''.
RAI: INACCETTABILE CDA OSTILE CHE TRADISCE DITTA: Quanto alla Bersani afferma, ''nella Rai abbiamo un Cda ostile alla ditta, che tradisce la ditta: e' insopportabile, inaccettabile''. ''Tutto il meccanismo che sta attorno alla tv pubblica - ha aggiunto - ha mostrato la corda, e' all'estrema unzione''.

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Calderoli

Nel pomeriggio di lunedì scorso dal ministero della Semplificazione normativa è giunto un comunicato in cui, come se fosse un'iniziativa abbastanza normale, si annunciava che alle 11 di oggi, nel cortile della caserma dei Vigili del fuoco delle Capannelle, il ministro Calderoli avrebbe "letteralmente e simbolicamente" bruciato un faldone.

È un faldone costituito dalle norme fatte decadere dai suoi meritori interventi legislativi. L'accumulo di carte non più in vigore è in effetti tale da aver dato vita a un muro di scatoloni lungo 16 metri, alto due e largo uno: "Per poter accedere all'interno della Caserma dei Vigili del fuoco - continuava la nota ufficiale - e assistere al "falò delle leggi inutili" sarà necessario accreditarsi all'ufficio stampa del ministero" eccetera. Con il capo fasciato di alloro, il ministro Nerone Calderoli accompagnerà il rogo al suono della sua cetra intonando un'ode autocelebrativa.

E attenzione: quest'ultima della cetra e dell'ode è finta. Ma tutto il resto, che potrà sembrare curioso, anzi bizzarro e perfino minaccioso nella sua scoperta intonazione arcaica (la carta si ricicla, non si brucia), è drammaticamente vero. Così com'è vero che prima di mettere mano al lanciafiamme il ministro si è riservato lo sfizio supplementare e rinforzatissimo di abbattere a picconate il muro delle 375 mila norme non più in vigore. E fin qui, come si dice, la cronaca - per quanto onirica e stralunata possa sembrare.

Però a questo punto occorre aggiungere che il picconamento istituzionale reca il senso di un obbligato risarcimento o di una capricciosa rivalsa in quanto lo spettacolo demolitorio sarebbe dovuto andare in scena, sia pure senza incendio, venerdì scorso nel cortile di Palazzo Chigi, dopo il Consiglio dei ministri che aveva approvato il terzo ddl "ammazza-leggi". O almeno: così era stato trionfalmente annunciato e già degli alacri inservienti avevano preso ad ammucchiare cataste sotto i portici del Maderno.


Ma poi a qualcuno, magari molto in alto, l'installazione e l'abbattimento del muro erano parsi dal punto di vista comunicativo un po' improvvisati, e strambi, e per diversi aspetti addirittura inquietanti; e in questi casi le scuse che si accampano riguardano sempre la sicurezza, che pure dovrebbe essere parola da usarsi con un certo riguardo, fatto sta che il gran circo della semplificazione è traslocato in luogo più consono e periferico. Qui d'altra parte, sotto l'accorta vigilanza dei pompieri, il ministro potrà liberamente giocare con il fuoco.

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Facebook

LONDRA - La sifilide torna in Gran Bretagna e la colpa almeno in parte sarebbe di Facebook. Il professor Peter Kelly, direttore della sanità pubblica nella regione di Teeside, nel nord-est dell'Inghilterra, ha affermato che a Sunderland, Durham e Teesside, tutte aree in cui il sito sociale é molto popolare, il numero di persone affette da sifilide è quadruplicato, proprio perché il network ha dato alla gente un nuovo modo di incontrare più partner per incontri sessuali occasionali. Secondo quanto è stato riferito oggi dal Daily Telegragh, il personale sanitario di Teeside avrebbe infatti trovato un legame tra i social network e l'aumento dei casi del virus, soprattutto tra le giovani donne. "C'é stato un aumento di quattro volte nel numero di casi di sifilide rilevati - ha spiegato Kelly - e a essere colpite sono state soprattutto le donne dai 20 ai 24 anni e gli uomini dai 25 ai 30. Non ho i nomi delle persone colpite, solo le cifre, ma ho visto che molte delle persone affette dal virus hanno incontrato i loro partner attraverso i siti di social network". "La sifilide è una malattia devastante - ha aggiunto - e le piattaforme sociali come Facebook stanno rendendo più facile alle persone trovare partner occasionali con cui fare sesso". Anche se i casi di sifilide in Gran Bretagna sono diminuiti grazie alla diffusione dell'uso del preservativo negli anni Ottanta e Novanta, secondo l'Health Protection Agency il virus sta ritornando e lo scorso anno si sarebbero verificati circa 4.000 casi. La malattia può causare gravi problemi al cuore, alle vie respiratorie e danni al sistema nervoso centrale. Un portavoce di Facebook ha reagito all'allarme lanciato dai medici affermando che gli utenti dovrebbero prendere "precauzioni" e stare attenti quando incontrano qualcuno, specie se conosciuto online.

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Denno e Berlusconi

MILANO - «La Bresso? Quando si alza la mattina e si guarda allo specchio si è già rovinata la giornata». Torino 23 marzo, all'assise del Lingotto per lanciare la candidatura alla presidenza della regione Piemonte del leghista Roberto Cota. Questo il giudizio del premier nei confronti del presidente uscente Mercedes Bresso (Pd). Concetto simile, destinatario diverso, pochi mesi fa a «Porta a Porta» (8 ottobre 2009): «Ravviso che lei è sempre più bella che intelligente». Frase rivolta a Rosy Bindi presente in studio che replicò: «Sono una donna che non è a sua disposizione» (guarda il video).

PROTESTA FINLANDESE - Se alle «sue» candidate Berlusconi riserva frasi del tipo: «Viviana Beccalossi è più brava che bella. Il contrario di Rosy Bindi», arrivando entusiasticamente a urlare: «Forza Viviana, fagliela vedere» (a Brescia in occasione delle elezioni amministrative del 2003), a quelle dello schieramento opposto il premier riserva un trattamento diverso da quello, ad esempio, mostrato con Letizia Moratti: «La nostra lady di ferro! Guardate che bela tusa!». Come dimenticare poi, dopo aver chiesto licenza ai presenti, le parole rivolte al ministro delle Pari Opportunità, Mara Carfagna: «Faccio i complimenti a Mara, che è bella, dolce e intelligente, ma anche una donna con le palle». Berlusconi si è espresso sull'argomento «estetica in politica» anche a livello internazionale. Fece discutere la confessione pubblica di «aver rispolverato le doti di playboy» con la presidente finlandese Tarja Halonen «per portare l'authority alimentare a Parma». Con pronta protesta diplomatica ufficiale del governo di Helsinky.

LE SCUSE - Adesso è attesa una precisazione. Magari non proprio quella alla Bindi: «Mi dispiace per lei. Era un momento di delusione». Per poi seguitare: «È stata una battuta di spirito conosciuta e di largo consumo. Andate a vedere gli insulti che hanno fatto alle mie ministre che sono persone bravissime e assolutamente diverse da ciò che si vuol far pensare che siano». La Bindi replicò: «Il Cavaliere peggiora le cose. Accredita il largo consumo di battute e offese verso le donne. Si mette al pari del Bagaglino e delle battute da bar, divide le donne in buone e cattive, belle e meno belle. Un premier che non solo non possiede il senso dello Stato e della dignità delle Istituzioni, ma neppure la buona educazione e che non ha ancora capito che nelle offese verso di me tutti hanno visto anche la sua costante denigrazione delle regole e della democrazia».

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Magistrati

Insulti e attacchi "inaccettabili" rivolti alla magistratura sono ormai un problema dell'intero Paese e delle sue istituzioni."L'Anm - si legge in una nota - prende atto che, nonostante i numerosi e autorevoli inviti alla moderazione dei toni, il dibattito politico, in occasione della campagna elettorale in corso, continua a essere caratterizzato da inaccettabili insulti e aggressioni nei confronti della magistratura".

L'Anm replica alle parole del Presidente del Consiglio che, intervenendo telefonicamente a Tele Lombardia, aveva detto: "Io avevo deciso di non partecipare direttamente alla campagna elettorale per le Regionali ma ci sono stato tirato dentro dal comportamento della sinistra e dei suoi Pm". E ancora: la sua scelta di scendere direttamente nella campagna elettorale e' stata determinata dall'opposizione e dalla magistratura che avrebbero spostato i temi elettorali verso "falsi scandali"
come quelli sul suo coinvolgimento con la mafia, le vicende del terremoto in Abruzzo e le intercettazioni. "I temi sono stati dettati dalla magistratura - ha aggiunto - e hanno occupato giornali e tv con falsi scandali. Ancora una volta la sinistra e' intervenuta con la sua mano giudiziaria".


Sullo scontro in atto prende posizione anche il ministro dell'Interno Roberto Maroni che afferma: "La pace e la guerra si fanno in due. Io ho un ottimo rapporto con la magistratura che si occupa di mafia, ma se ci sono pm che fanno indagini non
avendo le competenze o utilizzando impropriamente del materiale, qualche problema c'e'". Il responsabile del Viminale poi conclude: Certo, serve un rapporto equilibrato tra magistratura e politica - prosegue Maroni - cosa che oggi non c'e'. L'unica, per realizzarlo, e' fare la riforma del sistema giudiziario". E d'accordo sulla necessita' di fare la riforma della Giustizia si e' detto anche il leader della Lega Umberto
Bossi: "Bisogna ragionare, non e' che seguiamo ciecamente. Ragioniamo sulle cose. Alcune cose, forse, vanno smorzate, comunque le riforme vanno fatte, anche sulla giustizia".


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Sesso Isola dei Famosi

L'uscita di Aldo Busi dall'Isola dei Famosi non ha particolarmente scosso i naufraghi rimasti. Rimane la curiosità su chi possa essere il nuovo concorrente che nella puntata di questa sera sbarcherà sulla spiaggia del Nicaragua. Intanto, durante la settimana, si sono vissute situazioni molto diverse: dalle voglie di sesso ai continui litigi. La serata prevede anche il verdetto del televoto che vede contrapposte due bellissime dell'Isola: Claudia Galanti , la famosa, e Aura Lorenzetti, la non famosa. (Chi vorresti eliminare? VOTA).

L'esperienza di Ivana Trump
Durante la quarta puntata serale, la ricca 61enne era sbarcata sulla spiaggia di Wild Cane Cay per vivere alcuni giorni da naufraga. E così è stato. La Trump non si è mai sottratta ai lavori duri e non ha mai accettato trattamenti di favore da parte degli altri concorrenti. Anche per questo si è guadagnata la simpatia di tutti i naufraghi. Ora la donna ha lasciato l'Isola, ma forse l'esperienza le ha fatto tornate voglia del passato. «Capita che nei matrimoni ci siano momenti di crisi, si bisticcia, ma attualmente Rossano è mio marito» è quanto la Trump che dichiarato nel suo viaggio di ritorno proprio dopo aver rivisto l'uomo sposato nel 2008 attualmente inviato del reality.

La voglia di sesso di Silvia
Non è solo il cibo a mancare sull'isola. Silvia, la giornalista pubblicista milanese, sente la mancanza del sesso. Prima ne parla con Luca: «Oltre al cibo, ho bisogno, diciamo… di un contatto fisico. In fondo siamo partiti il 23 febbraio e io l'ultima volta che ho fatto vita sociale è stata l'11. E' tanto tempo. Tu?». Il pinerolese: «La fame mi ha fatto venire la pace dei sensi» a cui lei risponde: «Ma dai? Non è perché mangiate solo riso?».
Silvia prova a instaurare anche lo stesso discorso con Dario: «Ma tu non hai voglia di sesso?». Ma la risposta è sempre la stessa: «Purtroppo con la mancanza di cibo la prima cosa che va via è la libido». Lei continua e, quasi a volerlo stuzzicare, gli dice di aver fatto un sogno erotico. Lui le chiede svogliatamente: «E con chi era il sogno erotico?». Ma la ragazza ammicca: «Non lo sprai mai!». Silvia, alla fine, nel segreto delle sue confessioni alle telecamere commenta: «Sembra che nessuno abbia voglia di sesso. Eppure siamo su un'isola deserta, mezzi nudi tutto il giorno, selvaggi... già non si mangia... Poi è ovvio, non è che ci sia uno che mi ispira in modo da dire "Casco ai suoi piedi o gli salto addosso"... però, boh, qui i maschi non hanno voglia, zero, zero totale».

Polemiche e litigi fra i naufraghi
Forse Aldo Busi aveva ragione quando profetizzava che, dopo la sua uscita, i naufraghi si sarebbero scagliati gli uni contro gli altri. Al di là delle litigate fra Claudia e Dario, quest'ultimo definito più volte «Sfigato» dalla paraguaiana per averla nominata, la quarta settimana è stata caratterizzata da molte litigate. La più accesa quella fra il muscoloso Davide e Roberto, il figlio adottivo di Renato Zero. Come spesso è già accaduto, la causa della discussione è la crema per il corpo. Le urla dei due sono riecheggiate per l’isola e tutti sono rimasti a guardare senza intervenire mentre i due si sono affrontati a muso duro, per fortuna, senza venire alle mani.

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Torino Modena

Se parlare di nuova svolta non piace a nessuno, il successo granata a Modena vale pur un segnale di un certo peso. Il campionato di serie B fra i meno veloci della storia recente dà sempre una possibilità di rifarsi e il Toro, stavolta, non solo non ha fallito l’assist, ma l’ha trasformato in oro: il treno per i play-off è là ad un solo punto, quello che porta direttamente in paradiso a cinque lunghezze. Colantuono incassa il bottino pieno, lo fa con il consueto atteggiamento sfuggente, ma, nella pancia del piccolo stadio gialloblù, trattiene a fatica la soddisfazione per una vittoria frutto degli equilibri, della saggezza, della fatica. «Questi tre punti ci volevano, ci fanno bene, molto bene...», così il condottiero granata, seduto accanto al televisore che racconta la nuova classifica.

Il Toro brinda, il Modena subisce il sorpasso con un uomo in più e senza attenuanti. Barusso più D’Ambrosio fissano il punteggio, il resto della truppa lo preserva dagli assalti finali quando in cattedra salgono i guantoni di Sereni. I granata partono con il piede schiacciato sull’acceleratore e dopo appena due minuti e 40 secondi, Barusso approfitta della scivolata di Tamburini e beffa Narciso con un colpo di testa potente e preciso. Ne esce una sfida che esalta la forza fisica e le trame di un Toro «ferito» dalle assenze, fra le altre, di Leon e Gasbarroni che mandano in tilt il credo di Colantuono (il 4-4-2) costretto così a disegnare una formula inedita. I granata si presentano al via con la linea d’attacco Scaglia-Bianchi-Antonelli e la diga a centrocampo Barusso-Pestrin-Genevier. Il Modena appare fin troppo timido, il Toro ha in mano il copione del pomeriggio. Antonelli e Garofalo prendono in ostaggio la corsia di sinistra, Scaglia e D’Ambrosio presidiano quella destra con Ogbonna vero signore dell’area di rigore. Apolloni è nervoso, Colantuono di più, Barusso batte tutti e in cinque minuti si vede sventolare in faccia due cartellini gialli per altrettanti falli evitabilissimi. Risultato? Granata in dieci con un tempo intero da giocare prima del sipario.

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Berlusconi ancora

Ci risiamo. Silvio Berlusconi domenica ad Arcore ha visto i sondaggi per le regionali (molto meno favorevoli di due mesi fa) e ha deciso di forzare la campagna elettorale. Così dopo l'incursione di lunedì a UnoMattina (programma Rai visto soprattutto dagli anziani) il giorno dopo si è fatto ospitare dalla rete ammiraglia di casa, Canale 5, e da una televisione locale molto popolare nel nord, Telelombardia.

Nel canale di sua proprietà Berlusconi è intervenuto all'edizione delle 8 del telegiornale, con una lunga telefonata che è poi stata replicata in apertura nelle edizioni successive.

Al Tg5 Berlusconi ha parlato per sette minuti e quaranta secondi. Ha attaccato «la magistratura di sinistra che ha condizionato la campagna elettorale con le solite inchieste a orologeria» ed «escludendo la presentazione delle liste del Pdl a Roma» e quindi «impedendoci di parlare dei successi delle nostre giunte, perché se avessimo potuto farlo sarebbe stato un paragone impietoso e schiacciante rispetto ai dissesti delle regioni rosse».

Il premier ha poi sostenuto che «in queste elezioni sono in ballo questioni fondamentali come la salute e le tasse» e ha invitato a «mettere una croce, nel Lazio, sul nome di Renata Polverini, che ha a cuore la sicurezza a differenza della sua avversaria, che attuerà il Piano Casa e agirà di concerto con il governo nazionale per portare benessere e lavoro» nella regione.

Il premier ha quindi concluso con un appello agli indecisi: «Andate a votare, utilizzate questo sacrosanto diritto democratico perché se non lo fate ci sarà qualcuno che deciderà per voi e quel qualcuno non sarà di certo un vostro amico».

Poco dopo, il premier ha telefonato a Telelombardia, emittente seguitissima dagli appassionati di calcio. Durante la trasmissione "Buongiorno Lombardia" il premier ha parlato appunto di pallone, lasciando intendere che Mario Balotelli potrebbe venire al Milan: «Ha una faccia simpatica, una faccia da rossonero». Poi ha cercato di lisciare il pelo agli elettori leghisti definendo il Caroccio «un alleato affidabile e leale». Sempre al telefono con Telelombardia, Berlusconi ha di nuovo attaccato i giudici: «Ancora una volta la sinistra ha fatto intervenire la sua mano giudiziaria e attraverso anche il rigetto della lista a Roma vuole elezioni truccate perché non sa vincere democraticamente». E poi: «Si sono inventati lo Spatuzza, hanno gettato fango su Bertolaso, hanno intercettato illegalmente il sottoscritto e hanno imbastito un'inchiesta sul nulla». Al conduttore di TeleLombardia che gli ricordava però i casi di corruzione a Milano (con riferimento all'arresto del consigliere comunale Milko Pennisi e dell'assessore regionale Piergianni Prosperini, entrambi del Pdl), Berlusconi ha replicato: «Sono casi isolatissimi, non è un fenomeno che dilaga, non è una nuova tangentopoli».

Come fare l'amore al tempo delle scuole medie!

Un poeta famoso, Jaques Prévert, scrisse una poesia bellissima intitolata ‘Ragazzi che si amano’, questa poesia tratta dell’amore di due ragazzi che si baciano per strada, i passanti li deridono, ma i ragazzi che si amano non ci sono per nessuno. Gli artisti hanno sempre amato il tema dell’amore e l’hanno rappresentato in tanti modi. Antonio Canova ha fermato l’immagine di un bacio non ancora dato nella scultura ‘Amore e Psiche’ che abbiamo ammirato l’anno scorso. I pittori Francesco Hayez (1791-1882 ) e, più tardi, Gustav Klimt (1862-1918) ci hanno lasciato immagini dipinte di famosissimi baci. Tanti scrittori hanno scritto sul tema dell’amore tra gli adolescenti descrivendone i sogni, le inquietudini, le ribellioni, le gioie e le malinconie. Noi che stiamo entrando ora nell’adolescenza ci siamo interrogati per capire quale valore abbia per noi questo sentimento poiché spesso veniamo descritti come trasgressivi, impazienti di crescere, aggressivi e disinibiti. Ci sono molti luoghi comuni che riguardano quelli della nostra età e spesso l’immagine che ne ricaviamo ci inquieta perché ci fa sentire fragili, inadeguati e ci spinge ad assumere atteggiamenti che, a dirla tutta, nemmeno ci piacciono troppo.

Quello dell’amore al tempo della scuola media è un argomento che è anche difficile da trattare perché a parlarne molti si sentono in dovere di inventare storie per non correre il rischio di essere preso in giro dagli altri. Altri, invece, si imbarazzano così tanto da non riuscire a spiccicare parola. Così, invece di perderci in tante teorie, abbiamo pensato che per esprimere il nostro parere era meglio raccontare le nostre esperienze.

La nostra compagna K.S. ha scritto questo. «Io non ho mai avuto un’avventura amorosa e i problemi, chiamiamoli così, possono essere due: o non piaccio o non voglio coinvolgermi in una storia perché ho paura. Il mio primo bacio lo vorrei non come una cosa da poco, ma come qualcosa di importante. Nella scuola c’è qualcuno che mi interessa, sono stata attratta dai suoi occhi, dal suo fisico, ma soprattutto dal suo modo di scherzare, di ridere e di fare, Io cerco di piacergli scherzando, ma di corteggiarlo proprio non mi interessa. Quando lo vedo mi sento felice, anche se sono triste».

«Io non penso di aver avuto una vera e propria avventura amorosa» ci confida G.P. «e poi mi considero negato al cento per cento in queste cose: quando parlo con una ragazza sono molto timido e spesso non riesco ad esprimermi bene. Ogni volta comincio a credere che la ragazza con cui sto parlando pensi che io sia stupido ed è per questo che mi sento così imbarazzato. Gli anni scorsi non aprivo bocca con le ragazze e parlavo a malapena con i ragazzi; quest’anno sono migliorato abbastanza anche se l’intervallo per me non è altro che un momento nel quale mangiare, andare in bagno e poi sedermi fino all’inizio della lezione successiva. Riguardo al primo bacio posso dire che non mi è mai capitata una cosa del genere e penso che dovrò aspettare ancora molto. Non riesco neppure ad immaginarmelo, insomma al momento in testa non ho altro che mantenere i pochi amici che ho. Le strategie di conquista che vedo nella mia classe sono scherzare, fare gli imbranati, tutte tattiche che mirano a far ridere e divertire la persona che si vuole conquistare. O almeno queste sono le tattiche maschili.

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