martedì 25 maggio 2010

Intercettazioni, monito di Schifani

Intercettazioni, monito di Schifani
"Evitare che la legge sia un bavaglio"

Il presidente del Senato: "Confido che si possano trovare delle convergenze". Il testo da lunedì all'esame dell'assemblea di Palazzo Madama. La maggioranza ha contingentato i tempi della discussione. Di Pietro: "Napolitano tenga schiena dritta". Cei: "Salvaguardare tutti i beni in gioco"

ROMA - "Vorrei evitare che dal Senato possa essere approvata una legge che venga interpretata, e non entro nel merito, come una legge bavaglio nei confronti della comunicazione". A poche ore dal primo via libera ottenuto dal contestato ddl sulle intercettazioni, che approderà in Aula lunedì 31 maggio - e sul quale non è esclusa la fiducia, come preannuncia il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Elio Vito - parla il presidente del Senato, Renato Schifani.


Che dice di "confidare nel fatto che si possano trovare dei punti di convergenza o, quanto meno, che si abbassi la tensione anche nei confronti del mondo della stampa", dopo le polemiche e le numerose iniziative contro i contenuti del ddl. "Siamo riusciti ad indurre la maggioranza a non insistere per la calendarizzazione di giovedì - aggiunge Schifani - e differirla a lunedì. Mi auguro che questo dia il tempo a riflessioni e dia tempo alle opposizioni a presentare in tempi normali i propri emendamenti".

Oggi Schifani avrebbe anche chiamato il segretario della Fnsi Franco Siddi, in Spagna. Una telefonata per favorire nuovi punti di equilibrio nel proseguo del processo parlamentare. Il segretario della Fnsi da parte sua gli ha illustrato il contenuto del documento concordato ieri dai direttori dei principali media nazionali insieme alla Fnsi in materia di intercettazioni, sollecitando la sensibilità dell'assemblea di palazzo Madama e l'attenzione di Schifani verso i rischi per la libertà di informazione e dei cittadini di essere informati.

Dopo il via libera, la scorsa notte, in commissione 1, oggi la discussione in conferenza dei capigruppo non è stata affatto serena. Schifani ha cercato di ridurre le distanze fra i due schieramenti, almeno sul calendario. La maggioranza si è presentata chiedendo l'immediata calendarizzazione del provvedimento, già a partire dalla seduta di giovedì 27 maggio. L'opposizione ha protestato per la ristrettezza dei tempi a disposizione. Da qui la mediazione del presidente del Senato che ha indicato lunedì 31 maggio per l'avvio dell'esame del provvedimento. Anche così però, il calendario è stato approvato a maggioranza e per questa ragione dovrà essere votato in Aula nel pomeriggio.

Il presidente dei senatori del Pd, Anna Finocchiaro, ha parlato di "decisione di una gravità inaudita: ci saranno 10 ore di discussione in tutto, un'ora per gruppo. Inoltre il governo porrà la fiducia: lo abbiamo chiesto al ministro Vito che non lo ha escluso. 'Con ogni probabilità - ha aggiunto - la fiducia verrà chiesta la setttimana successiva, verosimilmente l'8 giugno". Il leader Idv Antonio Di Pietro annuncia battaglia, "ci batteremo per un solo emendamento: l'abrogazione", e chiude a ogni ipotesi di confronto tra maggioranza e opposizione per modificare il provvedimento che definisce "inemendabile e da respingere con tutte le forze possibili.

"Ogni tentativo, che una parte dell'opposizione vuole fare, di emendare il testo è una giustificazione, un corollario per giustificare una norma criminogena". Se la legge sarà promulgata, avverte Di Pietro, "il giorno dopo abbineremo il referendum per l'abrogazione agli altri tre quesiti e sarà gioco facile raccogliere 500 mila firme perché la realtà è che il governo lo vuole per tutelare alcuni altissimi politici di quel mondo piduista che gira intorno al premier". L'Idv, dice ancora Di Pietro, renderà note "ai cittadini le intercettazioni legittimamente disposte, acquisite e depositate, che entrano in un'inchiesta e quindi servono ai cittadini per capire. In difesa dell'articolo 21 della Costituzione, staremo attenti che tenga la schiena dritta perché mai come in questo momento ce ne è bisogno".

Sulla legge in discussione interviene anche la Cei che invita a "salvaguardare equilibratamente" i beni di tutte le parti in gioco. A dirlo è stato questa mattina il segretario generale della Conferenza episcopale, monsignor Mariano Crociata. "Noi vescovi rispettiamo quello che il popolo italiano decide tramite il governo e il Parlamento. Tuttavia in quella visione di concorrere alla ricerca del bene comune del Paese, auspichiamo che i beni in gioco, quelli dei singoli individui, della giustizia, della solidarietà, della comunicazione, siano equilibratamente salvaguardati". "Questo - ha concluso - esprime il sentire della collettività e del nostro popolo".

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