giovedì 27 maggio 2010

Amnesty 2010: chiesto invio osservatori in Thailandia

Nel suo rapporto annuale per il 2010, appello a Usa, Cina e Russia a riconoscere Corte penale internazionale

27 maggio, 12:57

LONDRA - Amnesty International ha rivolto un appello al G20 chiedendo a paesi come Usa, Cina e Russia di riconoscere al più presto la Corte penale internazionale (Cpi). Nel suo rapporto annuale per il 2010, l'organizzazione per la difesa dei diritti umani ha inoltre invitato le autorità della Thailandia a autorizzare un gruppo di osservatori internazionali a indagare sulla sanguinosa repressione della protesta messa in atto dagli oppositori delle 'camicie rosse' nella capitale Bangkok. "Vogliamo fare in modo che nessuno si senta al di sopra della legge", ha detto il segretario generale ad interim, Claudio Cordone, in una conferenza stampa tenuta oggi a Londra, sede del quartier generale di Amnesty. "Il nostro rapporto dimostra invece che alcune grandi potenze si pongono al di sopra della legge proteggendo anche certi loro alleati e che la legge non è uguale per tutti quando a loro non conviene che lo sia", ha aggiunto. Nel G20, oltre a Usa, Cina e Russia, anche India, Indonesia, Arabia Saudita e Turchia si rifiutano di riconoscere la Cpi, il primo tribunale internazionale permanente chiamato a giudicare reati come genocidio, crimini di guerra e crimini contro l'umanità. Cerrone ha comunque espresso l'auspicio che con la presidenza di Barack Obama l'atteggiamento degli Stati Uniti possa cambiare. Nel suo rapporto, Amnesty deplora poi il fatto che negli scontri dello scorso anno in Sri Lanka tra truppe governative e separatisti Tamil siano rimaste uccise circa 7 mila persone.

Nel rapporto, Amnesty fa specifico riferimento al caso del presidente sudanese Omar al Bashir, colpito da un mandato di arresto emesso dalla Corte penale internazionale che l'organizzazione umanitaria definisce uno sviluppo "chiave". Amnesty tuttavia critica l'Unione africana (Ua) per essersi rifiutata di collaborare per il suo arresto e si augura che così come ha appena fatto il Sudafrica, anche altri paesi si decidano a dare una mano alla Corte nella cattura di Bashir. Il presidente sudanese domani presterà giuramento per un nuovo mandato dopo essere stato riconfermato in carica nelle elezioni del mese scorso.

NOTE BIASIMO PER ISRAELE, ANP, HAMAS - Attenzione approfondita anche alla situazione in Medio Oriente è dedicata dal Rapporto annuale di Amnesty International per il 2010, che contiene critiche severe nei confronti di Israele, dell'Anp di Abu Mazen e dell'esecutivo di Hamas a Gaza. Sul piano immediato Amnesty International torna a denunciare il "blocco prolungato nel tempo dalla striscia di Gaza, iniziato nel 2007, che ha approfondito la crisi umanitaria... quattro abitanti su cinque dipendono ormai dall'assistenza umanitaria". Tale blocco, aggiunge Amnesty, "rappresenta una punizione collettiva per gli abitanti di Gaza ed è una grave violazione del diritto internazionale". La Ong biasima inoltre l'atteggiamento mantenuto da Israele nei confronti della Commissione di inchiesta delle Nazioni Unite sulla Operazione Piombo Fuso, guidata dal giudice Richard Goldstone. Dopo aver rilevato che quel Rapporto accusa sia Israele sia Hamas di essersi macchiati di crimini di guerra, Amnesty lamenta che né gli uni né gli altri hanno finora condotto le attese "indagini indipendenti" sul comportamento delle rispettive forze, anche se - ammette - Israele ha svolto "alcune indagini interne" nelle forze armate. Ad aggravare agli occhi di Amnesty il bilancio israeliano vi sono anche l'impatto della barriera di sicurezza sulla vita dei palestinesi e sperequazioni nella distribuzione dell'acqua in Cisgiordania fra ebrei ed arabi. Secondo Amnesty la media quotidiana di consumo per i palestinesi è di quasi 70 litri al giorno ("in Isreale la cifra è quadrupla"), mentre il minimo fissato dall'Organizzazione mondiale per la salute è comunque di 100 litri quotidiani. Ma nemmeno fra i palestinesi il rispetto dei diritti umani è ancora acquisito. "Il sistema giudiziario in Cisgiordania (Anp) e a Gaza (Hamas) rimane molto problematico", avverte il rapporto. In Cisgiordania i servizi di sicurezza spesso non obbediscono al volere dei tribunali, mentre a Gaza Hamas ha affidato la giustizia anche a persone che non hanno le qualifiche necessarie. In particolare Amnesty denuncia le condanne a morte spiccate sia dai tribunali dell'Anp sia da quelli di Hamas (che nelle ultime settimane ne ha realizzate cinque). Arresti arbitrari, sevizie e almeno sette casi complessivi di morti sospette durante la detenzione sono stati pure registrati in Cisgiordania e a Gaza. Altri mali della società palestinese riguardano le limitazioni alla libertà di espressione e la violenza contro le donne, specialmente nei casi in viene messo in discussione "l'onore familiare". La sezione israeliana di Amnesty International, in una conferenza stampa, ha infine denunciato il clima crescente di ostilità nei suoi confronti e verso altre organizzazioni umanitarie "fomentato da un gruppo di estrema destra (Im Tirzù) e da deputati nazionalisti". "Si è creata un' atmosfera molto preoccupante", ha avvertito il direttore della sezione israeliana di Amnesty, Itay Epstein.

fonte Ansa.it

Nessun commento: