giovedì 22 aprile 2010

Wall Street, la riforma di Obama "Cambiare, o saranno guai"

a Wall Street per un discorso di battaglia: parte la sua manovra di sfondamento per far passare la riforma dei mercati, superando le resistenze che l'hanno bloccata finora. Il presidente denuncia "i furiosi sforzi delle lobby" per boicottare le nuove regole. I rapporti di forze gli sono favorevoli più di prima: le accuse di frode a Goldman Sachs, la crisi della Grecia che sarà al centro del vertice del Fondo monetario, l'indignazione dell'opinione pubblica verso i superstipendi dei banchieri, tutto gioca in suo favore, mettendo Wall Street e la destra repubblicana sulla difensiva. E' la battaglia ideale per Obama, su un terreno meno insidioso della riforma sanitaria.

"La causa principale della recessione - dice Obama - è stata la crisi finanziaria, la più grave da molte generazioni. E dietro ci fu un fallimento delle responsabilità, da parte di Wall Street così come dei governi di Washington. In passato, sia sotto le Amministrazioni repubblicane che democratiche, è venuta meno la vigilanza contro comportamenti che premiavano le manipolazioni finanziarie, a scapito della produttività e dell'imprenditoria onesta. Guai se lasciamo passare questo momento, questa opportunità di cambiare".

1.336 pagine: è la più profonda riforma del settore bancario e delle regole della finanza dai tempi del New Deal di Franklin Roosevelt, dopo la Grande Depressione. E' di questa portata il disegno legislativo voluto da Obama, e già passato al vaglio di un voto importante: quello della Commissione bancaria del Senato. Un voto significativo perché ha segnalato il primo "cedimento" repubblicano, un senatore dell'opposizione è passato dalla parte dei democratici.

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